“Guardare” è stata l’ ultima “parola chiave” dell’edizione primaverile del V Rotary Festival della Cultura di Romano, per raccontare “I modi del vivere”, e Marco Belpoliti ha fatto da guida in un percorso tra letteratura e dimensione visiva. Si è chiusa così venerdì questa edizione del Festival della Cultura coordinata dal direttore scientifico Fabio Cleto e realizzata in collaborazione con l’Università degli studi di Bergamo grazie al finanziamento del progetto nell’ambito del bando di Ateneo per iniziative di Public Engagement 2023. L’iniziativa è ideata e promossa dal Rotary di Romano , su coordinamento di Mirko Rossi, in collaborazione con la Fondazione Rubini, ed è sostenuta anche dall’Amministrazione Comunale e dalla Banca di Credito Cooperativo dell’Oglio e del Serio. L’appuntamento è per il prossimo autunno con altre quattro serate a Romano.
“Guardare”
Marco Belpoliti, relatore di venerdì, scrittore e saggista, è professore Ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate all’Università degli studi di Bergamo, ha esordito presentando le suggestioni legate allo sguardo, un tema al quale ha dedicato una parte importante del proprio lavoro, da “L’occhio di Calvino” apparso 25 anni fa. “Ci sono tre termini che riferiscono alla facoltà visiva – ha spiegato Belpoliti – vedere, guardare, osservare (connesso all’idea di trattenere), che sono decisivi nella dimensione sensoriale della nostra cultura”.
“Il sonno è il respiro della capacità cognitiva”
Lo sguardo come elemento radicato anche nella sfera della scrittura, con riferimenti a Calvino e alle Lezioni americane, ma anche sguardo come necessità perché leggere significa guardare dei segni grafici e immaginare personaggi, ambientazioni, storie. Sguardo come capacità di orientamento, di padronanza di un territorio, e che in un’epoca di sovraffollamento di immagini chiede di stabilire dei limiti.
“Vi è infatti una conoscenza – ha detto il direttore del Festival Fabio Cleto – che richiede di chiudere gli occhi. La trascendenza ci porta dove bisogna rinunciare alla vista oggettiva e concreta; il distogliere lo sguardo è anche una necessità umana perché il sonno è il respiro della capacità cognitiva”.
È con questo invito a una sorta di “ecologia dello sguardo” che si conclude un Festival che nella sua edizione primaverile ha visto un’importante partecipazione di pubblico, e prelude al ritorno in autunno della rassegna.