Perché giochiamo? «Non c’è una vera spiegazione – ha esordito del Bò – tutti lo facciamo e lo sperimentiamo». E non c’è neppure una contrapposizione assoluta tra ludico e serio: «I bambini – ha proseguito – giocano molto seriamente. L’idea stessa di gioco si accompagna a quella di restrizione, si tratta delle regole del gioco e, addirittura, è possibile giocare solo se le squadre rivali o gli avversari possono competere se c’è terreno comune di cooperazione».

Incalzato da Fabio Cleto, del Bò ha poi proseguito spiegando come lo sport sia forma di sublimazione dell’agonismo e, talvolta, del conflitto: «L’elemento agonistico è fondamentale per lo sport, anche quando si tratta di gioco e non solo di contesti professionistici».

Quando il gioco si trasforma in sport cosa avviene? «Siamo cresciuti con l’idea che lo sport sia legato ad un’attività fisica e a risultati eccellenti misurati e misurabili, eppure oggi si discute molto degli 

E-sport. È possibile inserire gli sport della mente nelle Olimpiadi? Gli scacchi sono sport della mente? Perché la prestazione mentale non dovrebbe essere intesa anche come fisica?».

Negli E-sport c’è un’attività prestazionale che ci porta verso la frontiera del virtuale e del reale, grazie agli strumenti telematici che consentono di simulare attività sportive con le quali conservano molte analogie: «Tutto può essere sport e allora gli E-sport aprono ad una platea sterminata. Stiamo percorrendo vie che modificano i parametri cognitivi».

Se si parla di sport in Italia non si può non fare i conti con il calcio: «Sono un grande appassionato di calcio – ha confessato il professore – come tutti i bambini degli anni ‘70. Crescendo ho perso il contatto viscerale con il calcio, ma ho cominciato a guardare il calcio con gli occhi del filosofo che lavora nel dipartimento di giurisprudenza e gli ho dedicato diverse pubblicazioni.

Alcune questioni che vedevo sempre più dibattute in TV rivelavano una dimensione filosofica spiccata, della quale i protagonisti erano inconsapevoli. Il VAR ha incrementato questo aspetto oggi che il calcio è diventato spettacolo televisivo, è diventato business. Il VAR è stato introdotto con l’intenzione di ridurre polemiche ed errori, ma questte si sono spostate solo in un altro momento della questione. Chi attiva lo strumento? Quando? A chi spetta la decisione ultima? Si tratta di un problema legato alle regole e dunque al diritto».

Il calcio dunque spiega il mondo? «Educare ad uno sport significa educare alla cittadinanza».

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