Serata piena di appuntamenti quella di martedì 9 che si è aperta con la Santa Messa  celebrata da Monsignor Rivellini, socio onorario del Club, in ricordo dei soci Gaspare Giovannini da Jaga, Francesco Brevi, Giovanni Fassini, Enrico Cavagnari e dei familiari defunti. Al termine della celebrazione e prima della conviviale un altro appuntamento: Daniela Schivardi, presidente del nostro Rotaract, ha illustrato il programma del suo anno con le nuove iniziative ed il proseguimento di quelle “tradizionali” che hanno impegnato i giovani rotaractiani negli scorsi anni. Un breve filmato ha tratteggiato il percorso rotaractiano dall’aspirantato fino alla spillatura, ovvero l’ingresso a tutti gli effetti nel Club, nonché le immagini delle iniziative sviluppate e dei programmi futuri. Daniela ha sottolineato la disponibilità a collaborare attivamente ai services del nostro Rotary ed ha elencato le collaborazioni con Agenha, ARMR e AIRC anche con raccolta di fondi ed ha precisato che continuerà anche l’attività di orientamento presso il Liceo di Caravaggio. Un intervento di breve durata ma intenso nei contenuti e nell’entusiasmo dimostrato da parte di questi nostri giovani amici. A Daniela ed ai nostri ragazzi l’augurio di buon lavoro da parte di tutto il Club. Al termine della conviviale è stata poi la volta di Francesco Arlanch, romanese a dispetto del cognome, giovane (35 anni) sceneggiatore di tanti episodi di serie (Don Matteo, Ho sposato uno sbirro, Il commissario Rex) nonché fiction televisive di successo, da Chiara e Francesco a Davide Copperfield, da Paolo VI a San Pietro, interpretato da Omar Sharif, da Sant’Agostino, con Alessandro Preziosi, fino alla recentissima “Sotto il Cielo di Roma”, andata in onda su RAI 1 in prima serata dieci giorni fa e che tanto clamore ha suscitato per gli episodi che riguardavano Papa Pio XII. Produttore di questo sceneggiato è Ettore Bernabei, mitico direttore generale della RAI dal 1961 al 1974, che da tempo desiderava realizzare un film su Papa Pacelli, pur sapendo che si trattava di materia delicata in quanto Pio XII si trascinava una sorta di leggenda nera, il cosiddetto Papa del Silenzio rispetto alla Shoah e al nazismo. Per questo film la consulenza è stata affidata a due famosi storici: Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera di padre ebreo e il professor Andrea Riccardi docente di storia contemporanea all’Università Roma 3, nonché fondatore della comunità di S. Egidio, che hanno contribuito a realizzare la 11 scene riguardanti il Papa (il resto è incentrato sulla storia d’amore di una giovane coppia di ebrei) in un periodo di tempo limitato, nove mesi del suo papato e non tutta la sua vita, ma certamente i mesi più difficili, quando Roma, ritenuta impropriamente più sicura, aveva richiamato molti ebrei; alcuni abitarono il ghetto, altri si sparsero in altre zone della città e molti trovarono rifugio in conventi, seminari e collegi di istituzioni religiose cattoliche. Qualcuno afferma che questo avvenne all’insaputa del Papa ma pare davvero strano che nel 1943 si rompesse la clausura senza una precisa autorizzazione (tacita) del Papa. Del resto, nel convento delle Suore Agostiniane, sul diario che si tiene dal 1540, all’anno 1943 si racconta come venne aperto il convento per espressa volontà del Pontefice. Suor Pascalina, che visse accanto a Pio XII sino dai tempi della sua Nunziatura tedesca, racconta che nel 1942 in Olanda, controllata dai nazisti, i Vescovi protestarono e venne  letta in tutte le parrocchie una lettera pastorale di condanna circa le persecuzioni nei confronti degli ebrei. Il Papa aveva pronto un documento di sostegno ma, dopo che i nazisti per rappresaglia rastrellarono conventi e parrocchie olandesi per deportare tutti gli ebrei ospitati, bruciò letteralmente il suo scritto nel timore che i tedeschi facessero una ritorsione ancora più grave. Alcune voci sostengono che se avesse parlato forse avrebbe salvato più ebrei (quasi 5.000 quelli romani salvatisi nei conventi) ma le ritorsioni forse sarebbero state ancora più gravi e pesanti. Il film che è stato realizzato con la massima attenzione anche nel linguaggio ha scatenato molte reazioni riportando la figura di Pio XII in evidenza con alcune punte estreme: il Rabbino Capo di Roma Di Segni ha definito la ricostruzione una “patacca storica”, forse finalizzata alla beatificazione di questo Pontefice, così come il Presidente della Comunità Ebraica romana Pacifici. Altri, come lo scrittore Andrea Tornielli, hanno parlato di “ricostruzione storica fedele” o come Renzo Gattegna, Presidente della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che ha sottolineato come sia un utile elemento di confronto per dialogare. Nel corso del suo intervento il relatore ha poi citato alcuni episodi che non sono nella narrazione filmica ma che possono sottolineare la non avversione, allora, alla figura di Pio XII. Un concerto in onore dello stesso, pochi anni dopo la fine della guerra, da parte dell’Orchestra di Israele e, seppure caso personale, la conversione al cattolicesimo dell’allora Rabbino di Roma che assunse il nome di Eugenio in onore di Papa Pacelli. Negli anni 60 un lavoro teatrale dello scrittore tedesco dell’est Rolf Hochhuth, dal titolo “Il Vicario” inizia una campagna contro Pio XII visto come troppo silente nei confronti delle deportazioni e del nazismo. Sembra che questo lavoro sia stato commissionato dalla polizia segreta sovietica, il famoso Kgb. Gli archivi vaticani sono disponibili fino al 1940, tra cinque anni si potrà consultare la documentazione fino al 1945. Forse, solo allora, si potrà scrivere una pagina definitiva sulla vicenda.

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