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  • ”Parità di genere e contrasto alla violenza sulle donne” Relatrice: Nadia Patrizi

Con gli interventi di:

Gianluigi Conti Sindaco di Ghisalba; Bruna Sassi vicesindaco di Ghisalba e Assessore ai servizi sociali dello stesso Comune; Veronica Salvalaglio, Assessore ai servizi sociali di Antegnate; Ivan Brambilla Assessore Comune di Antegnate.

Il 6 Giugno 2023 si è tenuta nell’ambito della Conviviale del Rotary di Romano di Lombardia una riunione ed un approfondimento sul tema della violenza di genere, così distinta in quanto unitamente alla violenza in sé vi è l’elemento della discriminazione di genere donna, in quanto perpetrata contro le donne e pertanto si è parlato del fenomeno del Femminicidio, termine coniato per indicare tale tipologia di violenza benché il nostro codice penale conosca solo la figura dell’omicidio.

Si è trattato del fenomeno dalla Convenzione di Istanbul dell’ 11 Maggio 2011, alla ratifica di tale convenzione da parte dell’Italia, alla legge in Italia sulla violenza di genere, ossia la legge nr. 119 del 15 ottobre 2013, al cosiddetto “Codice Rosso” che è la legge del 19 Agosto 2019 nr. 69, all’introduzione di reati nuovi contro la violenza e all’inasprimento delle pene  per detti reati. Si è arrivati poi alla riforma Cartabia alla Istituzione in Senato di una Commissione Bilaterale d’ Inchiesta sul Femminicidio. 

Il focus della riunione  è stata la violenza psicologica e materiale sulla donna. Si è perlato di violenza assistita e violenza domestica. Le ripercussioni della violenza sui minori e  l’interazione tra tribunali civili, dei Minorenni e penale. Il 25 Novembre è stato fissato dall’ONU quale giornata contro la violenza per ricordare l’omicidio delle sorelle Mirabel nella Repubblica Dominicana  il 25 Novembre 1960 ma la donna deve essere  rispettata  365 giorni l’anno. Si è trattato della violenza fisica, di quella psicologica poiché la violenza psicologica è sempre il primo atto di un dramma in cui troppo spesso la donna è soccombente.

La violenza fisica è resa evidente da ferite e traumi immediatamente riconoscibile, quella psicologica comporta invece lividi invisibili ferite queste che dobbiamo imparare tutti a prevenire e a combattere. 

In una società liquida moralmente come la nostra occorre indicare precisi codici di comportamento. 

Definire la violenza psicologica è molto difficile poiché ha molte sfaccettature. Ci può essere una violenza di branco tipica del bullismo che può esercitarsi anche sui social, una violenza sul luogo di lavoro sotto forma di mobbing o di molestie sessuali, una violenza economica e una violenza domestica. Ma è proprio nell’ambito familiare che avvengono i casi più numerosi di violenza psicologica: sia di genitori nei confronti dei figli, sia di figli adulti nei confronti di donne anziane, sia di partner nei confronti delle compagne.

La mappa della violenza psicologica all’interno della coppia presenta degli atteggiamenti costanti: dapprima l’elemento dominante isola la compagna impedendole relazioni con l’esterno, controllando ogni sua mossa; poi il maltrattante tende a predominare nei discorsi, a impedire alla vittima di esprimere le sue ragioni, convincendola di essere incapace, stupida, sbagliata e cerca di suscitare in lei dei sensi di incertezze e di colpa. Dalle critiche si passa poi al disprezzo vero e proprio, costellato di offese, minacce, ricatti, accuse infondate e reiterate.

Questo è indicativo di un’escalation di forme di violenza psicologica che portano al lento annullamento della vittima.

Il grado di violenza psicologica è già molto alto.

Il passaggio successivo prelude ormai alla violenza fisica: urla, minacce, distruzione di cose care alla vittima.

La responsabilità del maltrattante è chiara, ma c’è anche, almeno in parte, una responsabilità della vittima.

Le donne si accorgono tardi di questa spirale di violenza e pensano che la remissività possa proteggerle dall’ira del partner. Occorre far capire alle donne che la remissività, la docilità, l’ubbidienza non porta a un miglioramento della situazione.

Occorre che chiedano aiuto per uscire da questo vicolo cieco.

Nelle nostre associazioni ci sono sportelli di ascolto: gli operatori possono aiutare le donne a prendere coscienza dei propri diritti, a capire che i loro partner e ex partner  hanno superato la linea consentita, ma occorre anche che gli operatori stessi siano formati e in collegamento diretto con centri antiviolenza per accompagnare le donne nel cammino di recupero della propria autonomia.

Il nostro primo obiettivo dunque è dare informazioni alle donne sui loro diritti in modo che non accettino passivamente ma combattano ogni forma di violenza psicologica. 

Questa è la sfida che attende tutte le nostre associazioni: se riusciremo a formare operatori capaci di sostenere non solo a parole ma in sinergia con una precisa rete di aiuto le nostre donne e in genere le vittime di violenza, riusciremo a compiere una vera e propria rivoluzione culturale che tuteli le donne.

Con il termine “violenza psicologica” ci riferiamo ad una serie di atteggiamenti e discorsi volti direttamente a denigrare l’altra persona e il suo modo di essere. Rientrano in questa definizione tutte quelle parole e quei gesti che hanno lo scopo di rendere l’altro insicuro, così da poterlo controllare e sottomettere.

La violenza psicologica si articola intorno a particolari comportamenti e/o atteggiamenti che si ripetono e si rafforzano nel tempo; una serie di microviolenze che generalmente seguono il seguente schema: tutto inizia con il controllo sistematico dell’altro, si passa poi alla gelosia e alle molestie assillanti, fino ad arrivare alle umiliazioni e al disprezzo.

La violenza psicologica  la forma più sottile, perversa e insidiosa di abuso di una persona sull’altra, perché non ha effetti eclatanti, visibili o documentabili scientificamente: rappresenta una delle più potenti e distruttive forme di esercizio del potere sull’altro.

Quando si parla di violenza, spesso tendiamo immediatamente a pensare a percosse e ad aggressioni fisiche. La violenza, in realtà, può avere molte altre forme e può essere agita a diversi livelli: possiamo infatti fare riferimento a violenza economica, culturale, psicologica, ecc.

Tutti questi tipi di violenza sono tra loro collegati, ma non necessariamente coesistono.

In particolare, non esiste violenza fisica che non sia stata preceduta da forme di violenza psicologica. Quest’ultima spesso viene sottovalutata, in quanto difficilmente identificabile, talvolta per le vittime stesse, che non la riconoscono come “violenza”. È invece fondamentale riconoscerne la portata, non solo in quanto precursore di altri tipi di violenza tra cui quella fisica, ma anche perché di per sé causa di sofferenza e disagio in chi la subisce.

Il controllo può tradursi in un comportamento eccessivamente geloso, quasi patologico, caratterizzato da sospetti continui ed infondati. Il partner, il genitore, o il figlio diventa un oggetto da possedere in maniera esclusiva, non viene riconosciuto in quanto persona “altra da sé”.

Spesso, nell’ambito della violenza domestica, il controllo sulla donna mantenuto grazie anche al suo progressivo isolamento: le viene impedito di lavorare (o di accedere alle finanze personali/comuni) e di avere una vita sociale, di vedere gli amici, di mantenere rapporti con quest’ultimi e con la famiglia, allo scopo di renderla completamente dipendente dal compagno, marito, figlio, padre, così che non sfugga al suo controllo.

L’isolamento  al contempo causa e conseguenza dei maltrattamenti; in queste situazioni le donne dicono spesso di sentirsi prigioniere.

Una strategia alla base della violenza psicologica  costituita dalle critiche avvilenti volte a minare l’autostima della persona, a mostrarle che  priva di valore; per esempio la persona può essere denigrata per quello che fa, può essere accusata di pazzia, criticata rispetto al suo aspetto fisico o alle sue capacità intellettive. Talvolta, quando le critiche e le umiliazioni sono a contenuto sessuale, queste generano un senso di vergogna che diventa un ulteriore ostacolo al cercare un aiuto esterno.

La violenza psicologica può includere anche minacce o atti intimidatori quali lo sbattere le porte, lanciare o rompere gli oggetti, maltrattare animali domestici, ecc. Queste non vanno considerate forme di violenza repressa, bensì azioni di violenza indiretta. Tali comportamenti vogliono intimorire l’altro, minacciarlo della propria forza e capacità di fare del male (agli altri e a se stessi).

Se alcuni di questi comportamenti, presi singolarmente, possono rientrare nel quadro di un acceso litigio di coppia o nell’ambito familiare, il carattere ripetitivo e il protrarsi nel tempo di queste situazioni a configurarli come una forma di violenza psicologica. La violenza, inoltre, si differenzia dalla conflittualità per l’asimmetria dello schema relazionale.

Per combattere questo fenomeno  necessario formare una consapevolezza che stimoli al superamento degli ostacoli culturali e preluda a un cambiamento di mentalità.

La conoscenza delle dinamiche di queste forme di violenza aiuta a uscirne e superarle.

Occorre sapere che non si è soli e che si deve chiedere aiuto e sostegno. La legge peraltro con tutti i reati introdotti, con le misure cautelari introdotte e di cui si è parlato molto nella riunione sostengono le persone offese, anche con l’introduzione di un termine  molto ampio per sporgere  querela ossia 12 mesi.

Vi sono case Rifugio e centri di ascolto.

E’ vero comunque che è un problema in primis cultura dura da eradicare ed è frutto di un concetto dove l’uomo è posto al vertice della famiglia e tale concetto va eliminato per arrivare alla parità.

Si è parlato  di percorsi che si stanno facendo nelle scuole per entrare nel modo dei giovani che sono il futuro di domani perchè appunto in primis occorre sensibilizzare gli studenti partendo dalla scuola e dalla famiglia. 

Si propongono pertanto  percorsi  continuativi in tali ambiti e anche nel nostro mondo  del Rotary ci auspichiamo se ne parli sempre  di più.

Sono intervenuti relatori oltre alla socia del Rotary Nadia Patrizi che nel suo ambito lavorativo professionale in qualità avvocato si occupa di prestare consulenza gratuita presso alcuni sportelli di vari comuni, alle donne  vittime di violenza, anche il Sindaco del Comune di Ghisalba, Dott. Gianluigi Conti, all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ghisalba Bruna Sassi, all’Assessore ai  Servizi Sociali del Comune di Antegnate Veronica Salvalaglio  e Assessore Ivan Brambilla del Comune di Antegnate.

Un grazie a tutti i Soci del Rotary di Romano di Lombardia per la loro  fattiva partecipazione.

Nadia Patrizi

 

 

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